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Abuso del congedo parentale: la Cassazione conferma il licenziamento per giusta causa

2025-09-11 17:01

Avv. Massimiliano Conti

Abuso del congedo parentale: la Cassazione conferma il licenziamento per giusta causa

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: l'abuso de

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, ha ribadito un principio fondamentale in materia di diritto del lavoro: l'abuso del congedo parentale può costare il posto di lavoro. Con l'ordinanza n. 24922/2025, pubblicata il 9 settembre 2025, la Suprema Corte ha infatti confermato la legittimità di un licenziamento disciplinare intimato a un lavoratore che aveva utilizzato il congedo non per l'assistenza ai figli, ma per altre attività.

 

Il Fatto

Il caso riguarda un dipendente licenziato il 22 ottobre 2020 per aver abusato dei congedi parentali. In particolare, durante un periodo di congedo fruito tra il 2 e il 16 agosto 2019, il lavoratore è stato accusato di aver trascurato la cura dei figli, dedicandosi invece ad un'attività lavorativa presso lo stabilimento balneare gestito dalla consorte.

La Corte d'Appello di Reggio Calabria, riformando la sentenza di primo grado, aveva già accertato la legittimità del licenziamento. Secondo i giudici di merito, il lavoratore non solo non aveva garantito il soddisfacimento dei bisogni affettivi e relazionali dei figli (in particolare del più piccolo, di 3 anni), ma aveva di fatto reso necessario il ricorso a un aiuto esterno, contraddicendo la finalità stessa dell'istituto del congedo parentale.

 

La Decisione della Cassazione

Il lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione , lamentando, tra le altre cose, una valutazione errata delle prove e la mancata ammissione di testimoni che avrebbero potuto confermare la sua presenza con i figli presso lo stabilimento balneare.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, definendolo inammissibile e infondato. I giudici hanno sottolineato alcuni punti chiave:

 

Finalità del Congedo Parentale: Il congedo parentale è un diritto potestativo del genitore lavoratore finalizzato esclusivamente alla "cura diretta del bambino". Il suo scopo è quello di soddisfare le esigenze di carattere relazionale e affettivo necessarie allo sviluppo della personalità del minore.

Abuso del Diritto: Qualsiasi attività svolta durante il congedo che non sia direttamente legata all'assistenza del figlio costituisce un abuso del diritto. Tale comportamento lede la buona fede nei confronti del datore di lavoro, che si vede ingiustamente privato della prestazione lavorativa, e rappresenta un'indebita percezione dell'indennità a carico dell'ente previdenziale.

Onere della Prova: L'onere di provare l'abuso da parte del dipendente grava interamente sul datore di lavoro , che in questo caso lo ha assolto anche tramite l'utilizzo di report investigativi.

Principio di Buona Fede: L'abuso del diritto viola i doveri di correttezza e buona fede che devono improntare il rapporto di lavoro.

 

La Corte ha inoltre tracciato un parallelo con l'abuso dei permessi previsti dalla Legge 104/1992, ribadendo come l'utilizzo di questi benefici per finalità diverse da quelle assistenziali previste dalla legge possa costituire una giusta causa di licenziamento.

 

Conclusioni

Questa ordinanza si inserisce in un solco giurisprudenziale consolidato che mira a tutelare la funzione sociale di importanti istituti di sostegno alla genitorialità, sanzionando i comportamenti che ne snaturano lo scopo.

Per i datori di lavoro, questa sentenza conferma la possibilità di agire disciplinarmente, fino al licenziamento, di fronte a un uso improprio del congedo parentale, a patto di poter fornire prove concrete e circostanziate dell'abuso.

Per i lavoratori, essa rappresenta un chiaro monito: il congedo parentale è un diritto prezioso, pensato per dedicare tempo ed energie alla cura dei figli, e non un'opportunità per dedicarsi ad altre attività, lavorative o di svago, che esulino da tale fondamentale finalità. Un esercizio del diritto non conforme alla sua funzione può compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro e, come in questo caso, portare alla perdita dell'impiego

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